Cliccando sull'immagine o QUI - Capitolo Finale - potrete leggere il FINALE in NERO su The Incipit, mentre proseguendo con la lettura, qui sul blog, potrete leggere il FINALE in ROSA. (Scorri verso il basso per leggerlo, se ti annoiano le mi riflessioni)
Questi capitoli saranno disponibili sino al nuovo anno, più o meno, per dare tempo a tutti i lettori di recuperare la storia, poi saranno cancellati, e l'intera storia sarà resa disponibile online nel formato completo, con materiale inedito, sulle piattaforme apposite. Circa 40.000 caratteri in più rispetto alla storia principale, per chiunque avesse voglia di rileggerla per intero, con le dovute correzioni - si spera! (sono un disastro, e qualche volta finisco per metterci qualche errore in più!)
Tutto finisce, di modo da offrire spazio a qualcosa di nuovo di iniziare. Cosa sarà? Non lo so proprio!
Io non posso che ringraziarvi tutti, lettori e lettrici - fissi e occasionali - per avermi accompagnato lungo tutta questa storia, di sicuro parecchio lontana dalla mia solta narrazione. L'esperimento è stato piuttosto rilassante, oltre che affascinante. Posso confessarvi di aver rivalutato il genere, almeno dal punto di vista della scrittura, anche se mi sento di dire che il tutto si presenta comunque piuttosto rapido da scrivere. I cliché ci sono, e sono una cosa che detesto, anche se ho provato a gestirli nel modo più accurato e sincero, tentando comunque di fare qualcosa di diverso. Il vostro indirizzo è stato fondamentale, perché questi personaggi hanno preso vita, e abbiamo imparato a scoprirli insieme. Non sapevo niente di loro, se non delle linee generali.
Sempre a voi il compito di farmi sapere cosa è riuscito e cosa no, o dove può esserci margine di miglioramento. Sono qui per imparare dai vostri consigli.
L'idea era di concludere questa storia per natale, e ci sono riuscito, anche se non come avrei voluto, nei tempi prefissati. La vita si mette in mezzo ai progetti, e non puoi che cercare di gestire al meglio quello che viene. Vi ringrazio ancora una volta per avermi seguito.
Buon Natale e Buone Feste!
G.G. Pintore
Vi lascio al Capitolo in Rosa.
«Un
bel pupazzo di neve!» disse Mei. Lisa la prese per mano e la
condusse a quello che avevano creato qualche giorno prima. Gli
uccelli lo aveva razziato, ma la forma era rimasta, così come la
sciarpa. Jie si fermò davanti a Francesco, starnutì, e infine fece
la pipì sul bizzarro omino di neve: aveva qualcosa d’inquietante,
con la cresta al posto del cappello.
«Qualcuno
è geloso?» commentò lui.
«È
il suo modo di dire che gli piaci» rispose Mei.
«Immagina
se non gli piacessi!»
Risero,
e si scambiarono un bacio.
Lisa
e il Bulldog fecero un verso schifato, poi andarono a giocare insieme
nella neve. Quando Francesco le aveva spiegato come stavano le cose
fra lui e Mei, lei era stata felicissima. «Il migliore regalo di
natale: grazie Papo!» aveva detto.
«Alla
fine hai mantenuto la promessa» sottolineò la donna,
abbracciandolo.
«Mi
sono preso le ferie» disse Francesco. «Romina ha dovuto accettare,
quando le ho detto che avrei mostrato i messaggi a suo marito.
Speriamo si dia una calmata!»
«Se
vuoi ci penso io» disse Mei, passandosi il dito sulla gola.
«Ma
la caverò. Ma grazie.»
Rimasero
a fissare Lisa e Jie rotolarsi, rincorrersi e unirsi ai giochi di
altri bambini. Provarono una certa invidia, un recondito senso di
nostalgia del passato, quando bastava semplicemente vivere e sapere
di essere amati dai propri genitori per essere felici. Il mondo era
una scoperta. Crescendo, cambiano le prospettive, ma al fianco delle
persone che si amano la vita acquisisce un senso differente, più
alto. Si smette di vivere solo per se stessi, e si inizia a costruire
una famiglia, un futuro.
«Che
cosa farai con tutto questo tempo libero?»
«Dormire,
senza dubbio. Coccole...» disse ridendo, baciandole il naso, poi il
collo e infine le mani. «Passare del tempo insieme. Tutti e tre.
Quattro!»
«Tornerai
a scrivere?» si dondolarono avanti e indietro l’un l’altro.
«Dovresti.»
«L’idea
era quella: riorganizzare le vecchie carte, correggere gli errori.»
disse con un largo sorriso. «Ho ricevuto degli ottimi consigli,
nonché spunti incredibilmente validi per continuare la storia.
Certo… potrei aver bisogno di qualche altro incentivo...» e le
fece il solletico.
«Se
te lo meriti!» Mei tentò di sfuggirgli, ma Francesco la
riacchiappò, trascinandola sulla neve. Lisa e Jie-Rui li
assaltarono, e iniziò una battaglia di palle di neve.
Quando
si stancarono, rimasero a terra a disegnare angeli un po’ deformi.
Quello del Bulldog francese sembrò più un maialino grasso.
«Che
farai la notte di Natale?» chiese d’un tratto Lisa.
«Dopo
che avrò staccato al bar? Mi farò una cioccolata e guarderò degli
episodi di Grey’s Anatomy. Poi, verso mezzanotte metterò su un po’
di Pop Corn e guarderò lo speciale natalizio di Scrubs accompagnato
da un bicchiere di vino rosso.» rise Mei. «Mi piace come festa, e
adoro l’atmosfera, ma non c’è niente di religioso da
festeggiare, soprattutto ora che i miei sono tornati in Cina. Era la
mamma a tenerci.»
«Giusto,
giusto. I cinesi sono peggio del Grinch, lo avevo quasi scordato.»
scherzò Francesco.
«Veni
con noi, Mai!»
«So
che è presto, e non vorrei correre troppo, ma sei ufficialmente
invitata per la cena di natale, da mia madre. Vuole assolutamente
conoscerti, considerato che Lisa non le parla d’altro!»
«Solo
Lisa?» lo stuzzicò Mei.
«Se
non hai niente di meglio da fare – anche se Scrubs è davvero
un’ottima alternativa, dico sul serio – rinunceresti davvero alla
tipica cucina natalizia, ai discorsi su religione, politica e qualche
divagazione sull’arte?!»
Mei
diede l’impressione di rifletterci.
«Vieni?»
Lisa la supplicò. «La nonna ha tanti gnomi!»
Mei
non poté che cedere.
«Però
non puoi portare Jie.» aggiunse Francesco. Il cane diede
l’impressione di averlo capito, e prese a ringhiare. «Mia madre
non ci vede più bene come una volta, e non vorrei ti scambiasse per
un porcellino! Sarebbe capace d’infilarti nel forno: lo dico per
te, amico!»
Il
Bulldog si nascose dietro Lisa e iniziò a uggiolare, facendoli
scoppiare tutti e tre in una fragorosa risata.
«Buon
Natale, Nonna!» disse Lisa, quando la donna aprì la porta. Le
consegnò un regalo dall’aspetto pesante, e l’abbracciò e baciò
più volte.
«Oh,
tu devi essere la famosa Mei Ling» disse la donna, abbracciandola
con un’energia che Francesco le aveva visto riservare a pochi nella
vita. «Questi due mascalzoni non fanno altro che parlare di te. Che
occhi magnifici che hai, bella ragazza!»
Mei
era un po’ imbarazzata. «Grazie dell’invito. Spero le abbiano
detto solo cose buone, signora.»
«Di
Signora ne abbiamo solo una! Chiamami Gemma. E chi è questo
bel maialino?» disse infine la nonna, chinandosi sul cane. Jie-Rui
le leccò subito la mano.
Lisa
la corresse, col modo genuino che hanno i bambini di spiegare le cose
a chi fa finta di non averle comprese, anche per il timore –
instillato da Francesco – che la donna potesse metterlo davvero nel
forno.
«Non
rimaniamo qui sull’uscio. Entrate, entrate!» disse Gemma,
prendendo Mei sotto braccio.
Nonostante
l’età, grazie anche all’aiuto della piccola, la casa era
riscaldata da luci, gnomi e decorazioni natalizie. Nel piccolo
salotto, il tavolo era disposto per cinque coperti, più un sesto,
più piccolo, su uno sgabellino. Aveva sempre avuto l’usanza di
apparecchiare per una persona in più, come voleva il nonno: “Perché
non si sa mai chi, il Signore, guiderà nella nostra casa.”
Tuttavia,
Francesco guardò a quel posto con una vena di malinconia. S’illuse
per un attimo che Clara potesse suonare il campanello da un momento
all’altro, scusandosi per il ritardo di anni. La ricordava ancora,
l’ultima volta che avevano festeggiato il natale insieme: era
talmente ubriaca che finì per litigare con sua madre su un concetto
come la composizione fotografica. Una scena pietosa. Lisa era ancora
troppo piccola per ricordarselo.
Chiacchierarono
a lungo e cucinarono assieme, parlando di usanze cinesi, confrontando
le culture e tuffandosi all’interno di discorsi sull’arte che
lasciarono Francesco a bocca aperta. Mei aveva una conoscenza
sconfinata delle cultura italiana e cinese, dovuta non solo agli
studi, ma a esperienze dirette con l’arte. Sapeva fosse una
pittrice, ma non che si mantenesse principalmente con quel mezzo, e
che i lavori saltuari fossero solo un ripiego per cercare
ispirazione. Lisa si sorprese della vivacità della nonna: pareva che
i malesseri, almeno per quel giorno, non esistessero.
La
bambina l’abbracciò con tutta la forza.
Cenarono
in allegria, e a mezzanotte aprirono i regali: cose semplici, per
l’impiego di tutti i giorni, eccetto per la nonna: uno gnomo
gigante con il cappello gonfiabile. Ne fu felice.
Rimasero
poi affacciati a guardare i fuochi d’artificio. Era natale, e c’era
chi lanciava delle luci in cielo per meravigliare i propri
famigliari, o far solo invidia ai vicini, e chi lo faceva per rendere
quella notte meno buia e per non udire il lamento della solitudine. E
infine chi, come loro, si limitava a guardare, perché avevano già
tutto ciò di cui avevano bisogno in quella casa.
Jie-Rui,
in braccio a Lisa e con le cuffiette per non essere spaventato dai
botti, si sforzò di raddrizzare gli occhi per godersi lo spettacolo.
«Non
andate, è tardi: rimanete a dormire» consigliò la nonna.
«Non
possiamo» disse Lisa, seria in volto, con gli occhi che le si
chiudevano per la stanchezza. Si sistemò meglio sulla spalla del
padre. «Abbiamo un fare da lavoro!»
«E
anche tanta nanna» sottolineò Francesco. «A domani, mamma.»
«A
presto, Gemma.» disse Mei, abbracciandola. «Sono felice di averti
conosciuta.»
La
donna la trattenne a sé, in un modo intimo che non passò
inosservato a Francesco. «Lei è quella giusta» mimò con le labbra
in direzione del figlio. Dopo anni, lo vide sorridere in modo
genuino, e le brillarono gli occhi al solo pensiero. «Grazie per
avermi fatto compagnia, Mei. Tieni d’occhio questi due, sono dei
combina guai.»
«Ci
proverò.» rise lei. «Buonanotte, Gemma.»
«Fate
attenzione!» consigliò la nonna, e continuò a guardarli dalla
finestra finché non svanirono fra i palazzi.
Tossì.
Il
mattino seguente, quando Lisa si svegliò, Francesco e Mei Ling
stavano ancora dormendo abbracciati. «Presto, presto!» disse,
svegliandoli. Jie prese ad abbaiare. «Abbiamo un Natale da rubare!»
Mei
era sorpresa, e chiese spiegazioni, ma Francesco le disse di
sbrigarsi. Si precipitarono in salotto.
«Babbo
Natale?» chiese Lisa, con un velo di timore. Sotto l’albero
c’erano dei regali!
Francesco
si avvicinò con cautela, imitando le movenze di Jim Carry. Toccò
con un piede il primo. Sopra c’era scritto il nome della figlia.
«Li
ha portati Babbo natale!» ripeté Lisa, guardando Lisa con gli occhi
spalancati. «E adesso come lo roviniamo il natale?»
La
donna rise, consegnando il pacco alla bambina. «Possiamo discuterne
davanti a una cioccolata calda e dei biscotti alla cannella. Forse –
anche solo per quest’anno – possiamo godercelo?»
«Vedremo…
Cos’è?!» chiese Francesco, rubandole il pacco. Scappò per tutto
l’appartamento inseguito da entrambe. Nel frattempo, il Bulldog
annusò il pacchetto con sopra l’etichetta col suo nome.
Quando
Mei Ling e Lisa lo acchiapparono, aprirono il regalo: dentro c’era
un costume da Babbo Natale, taglia bambina. Tra gli altri, invece,
saltarono fuori uno da renna per Mei Ling e uno da elfo, una taglia
più piccola, per Francesco. Jie-Rui fu il più contento di tutti,
con degli snack e un pupazzo di neve tutto da rosicchiare e far
suonare.
Forse
è vero che il natale, per alcuni, è il periodo più triste
dell’anno, mentre per altri è quello giusto per innamorarsi, per
essere gentili e fare dei doni. Per altri ancora, invece, è solo una
scusa per stare insieme alle persone che si amano, e trovare il modo
più genuino per dimostrarglielo.
Fine.