E se per una volta tanto la razionalità fosse messa da parte, e un logo decidesse di sfuggire al proprio destino, alla ricerca del suo posto all'interno del Web? Elfano è scappato; ma, ciò che gli autori gli hanno riservato, stravolgerà i suoi piani di libertà. Quando il fumetto ed il romanzo si miscelano, possono creare una storia dalle mille letture!
Questa
è un'opera di pura fantasia.
Ogni
riferimento a fatti, cose, persone reali e non, è
puramente ricercato. Il contenuto di queste storie può nuocere
gravemente alle menti sensibili, ai cosplayers ed a tutti color che
non amano la satira.
Dedicato
a tutti i loghi abbandonati
Prologo
L'aria
era satura del greve odore di sigaretta che, dopo le lunghe notti di
chiacchiere e lavoro, si era attaccato alle stesse pareti, ora
impregnate da una densa cappa di fumo. Una calda luce illuminava il
tavolo attorno al quale i due erano seduti, celando nella penombra
gli angoli della stanza. La soffusa voce di Eddie Vedder, riprodotta
dal subwoofer, alimentava un'atmosfera quasi psichedelica.
«Grandioso!
È esattamente quello a cui stavo pensando, lo giuro» disse il primo
dopo aver esaminato a lungo e con aria assorta il foglio,
analizzandolo sotto prospettive differenti. «Elfano... suona bene,
non trovi?!» riprese ridacchiando, prendendo un lungo sorso di
whisky.
«Ti
piace davvero?» chiese Constantine sorpreso mentre spegneva il
mozzicone nel posacenere e tirava un sospiro di sollievo. Quando ci
si metteva, l'amico sapeva essere insopportabile mentre esaminava i
suoi lavori; era addirittura peggio che ritrovarsi, come qualche
anno addietro, davanti ad un odioso professore mentre correggeva la
propria verifica, lasciandolo in piedi davanti alla cattedra.
«Certo,
va colorato, servono dei piccoli accorgimenti e bisogna inserire uno
sfondo... ma è figo! Gli hai dato esattamente la stessa espressione
che avevo immaginato!» esclamò Joseph con un largo sorriso,
sollevando nuovamente il foglio. Riprese ad analizzarlo
minuziosamente, strizzando gli occhi quando passava sulle linee meno
calcate.
«E
anche questa è andata. Non ci resta che completarlo, dunque. Mi
metto subito a lavoro, sempre che tu abbia finito di fissarlo: non è
che stai provando a fargli prendere fuoco col pensiero, pur di non
dirmi che in realtà non ti piace?» commentò Constantine.
«No,
non abuso in questo modo dei miei poteri. Li utilizzerei per far
esplodere la gente, sarebbe più produttivo... e divertente!»
rispose l'amico ridendo.
«Quindi
sei sicuro: sarà questo il logo de Le Ombre del Destino? È
un personaggio inventato, fuori dalla storia, giusto?».
«Sì.
Sarà uno dei tanti! “Elfano: per metà Elfo e per metà Nano;
ma non dirgli che è uno Gnomo, altrimenti si arrabbia!”. Vedi,
è uno slogan che funziona!» rispose Joseph, lasciandosi poi andare
ad una grassa risata.
«Uno
dei tanti?!» chiese Constantine sgranando gli occhi.
«Sì!
Che è quella faccia? Ti pago per lavorare, non per lamentarti!»
rispose buttando giù un altro lungo sorso.
«Tu
non mi paghi affatto!» commentò con tono divertito.
«Avanti,
non lo facevi per la gloria? Ti ripagherò quando saremo diventati
ricchi o famosi!».
Entrambi
scoppiarono in una fragorosa risata.
- Qualche mese dopo –
“Pff!
Che noia... Tutti lì a fissare e a ridere, per non parlare di quelli
che mi chiamano Gnomo: gli taglierei le gambe con la mia ascia, se
solo potessi. Oh, vorrei vedere se riderebbero, a quel punto!”
pensò Elfano, intrappolato all'interno dell'anello d'oro de Le
Ombre del Destino. Era lì ormai da parecchio tempo e, se
all'inizio la cosa l'aveva divertito, date tutte le attenzioni
riservategli, ora non riusciva più a sopportare quel costante vai e
vieni di persone.
«Ehi,
guarda: uno gnomo!» esclamò un'acuta voce femminile, indicandolo.
«È così carino!» aggiunse prima di andarsene.
«Gnomo a chi, brutta vacca?!» sbottò menando l'ascia,
balzando giù dall'anello dorato.
Andò a sbattere contro una sorta di parete invisibile.
Batté qualche colpo per cercare di farsi sentire, mentre il
paesaggio esterno mutava gradualmente: si susseguirono prima una
stanza con un letto a castello, poi dei giardini, poi una fiera. Si
ricompose, con un ghigno divertito ad increspargli le labbra: «Sono
libero!» realizzò guardandosi attorno: rimaneva solo un anello
vuoto alle sue spalle, ed un immenso ambiente bianco. «Credo di
avere un'idea...».
«Ehi, ma dove diamine è finito Elfano?!» esclamò
Joseph, guardando il simbolo de Le Ombre del Destino.
Del logo colorato era rimasta soltanto una sagoma poco
dettagliata in bianco e nero del personaggio. Un piccolo cartello
spuntava dall'anello dorato, e sopra una scritta recitava: Torno
Subito!.
Scosse il capo, sorpreso dall'assurdità di quella
situazione: come poteva un semplice logo digitale abbandonare la
propria postazione? Si mise subito a frugare nel portatile; ma, in
ogni altra versione di quel simbolo, non vi era più traccia del
personaggio.
“Oh, finalmente libero!” pensò Elfano mentre
passeggiava beatamente per quel paesaggio bianco, privo di dettaglio
alcuno. Fischiettava un motivetto che non ricordava neanche più dove
aveva sentito, ma che aveva qualcosa a che fare con un certo Lord di
Castamere; che piangeva, ma che nessuno poteva udire. Ogni tanto
schivava qualche scritta passeggera che non era in grado di leggere,
o saltava su alcune barre grigie o blu sparse qua è là.
“Mesi appeso come un poster, e neanche un giorno
libero, dico io! E pensare che non ho neanche un ruolo all'interno
della trama di quel libro! Ah, vorrei proprio leggerlo questo Le
Ombre del Destino, Il Cavaliere dagli occhi purpurei, per sapere
cosa c'entro io con tutti quei personaggi strampalati!” continuò a
borbottare mentre una strana luce si sprigionava poco più avanti.
“Questo lavoro finirà per uccidermi!”
Quel bagliore crebbe sino ad esplodere in un globo
vorticante dalle tonalità violacee e rossastre. Più rimaneva
immobile a fissarlo, più quello proseguiva nel contorcersi e
nell'espandersi, con sottili saette che si diramavano dal suo
epicentro. Sino a quel momento non aveva avvertito alcuno spostamento
d'aria, ma da quell'estranea apparizione scaturiva una corrente calda
sempre più violenta.
«Per la barba di Domitrhon! Che diavoleria è mai
questa?!».
«E così ha inizio la tua fuga, Elfano...»
sussurrarono Joseph e Constantine dall'altra parte dello schermo,
alle spalle dello stesso personaggio.
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